Il calcio australiano ha un nuovo Re, un club che fino al 2018 non esisteva ancora e che nel giro di sole tre stagioni è riuscito a conquistare il titolo. Un risultato straordinario, raggiunto anche grazie alla scelta, rivelatasi poi vincente, di puntare da subito su un campione italiano e toscano, Alessandro Diamanti, che molti a torto ritenevano ormai arrivato a fine carriera.
Una carriera inferiore alle attese
Un percorso che a sentire diversi appassionati e addetti ai lavori doveva essere considerato inferiore alle attese. Nato a Prato e cresciuto nel fertile vivaio del Santa Lucia (oggi Coiano Santa Lucia Prato Social Club dopo una serie di fusioni, l’ultima avvenuta pochi giorni fa) Diamanti aveva spiccato il volo nel calcio che conta sulle orme di Paolo Rossi e Christian Vieri, due campioni che si erano formati nello stesso club prima di esplodere ad alti livelli.
Nonostante un talento indiscutibile, da predestinato, e un sinistro magico capace di finezze riservate soltanto ai più grandi, la carriera di Diamanti non è decollata immediatamente come in tanti si sarebbero aspettati. Arrivato in Serie A con il Livorno, ha poi indossato le maglie di Brescia e Bologna. In mezzo due esperienze all’estero, in Inghilterra con il West Ham United e in Cina con il Guangzhou Evergrande.
Quindi il ritorno in Italia, le esperienze tutt’altro che indimenticabili con Fiorentina, Atalanta e Palermo in massima serie, la B con Perugia e ancora il Livorno e la sensazione, a 36 anni, che il meglio fosse ormai alle spalle. Quindi, improvvisa, la chiamata del Western United FC: una nuova avventura, una scelta ovviamente non soltanto economica ma anche di vita, l’ideale per chi come Diamanti cercava nuovi stimoli.
La stella del calcio australiano
Ed è questo quello che è successo in Australia: subito dopo una prima stagione da stropicciarsi gli occhi (Western United 5° al debutto in regular season ed eliminato solo in semifinale, 27 presenze condite da 8 gol e 7 assist per “Alino”) il campione pratese e nuova stella della A-League ha raccontato di come il trasferimento gli avesse permesso di ritrovare l’entusiasmo in parte perduto, la gioia di giocare per il gusto di farlo.
Un principio, l’amore per il calcio prima di ogni cosa, che Diamanti si è sforzato di insegnare anche ai tanti giovani che in questi due anni sono cresciuti nel club di Melbourne. Che dopo una seconda stagione inferiore alle attese (10° posto finale, 8 sconfitte consecutive dopo un buon inizio) ha cambiato molte cose ma non ha voluto rinunciare al suo campione italiano.
Dopo una seconda stagione ancora positiva a livello personale, con 9 assist e una nuova posizione in campo più da rifinitore, Diamanti era ancora al centro del progetto del nuovo allenatore John Aloisi – ex stella dell’Australia, transitato in Italia da giovanissimo con la maglia della Cremonese – prima che un infortunio al ginocchio lo mettesse fuori gioco per il resto della stagione a febbraio.
Diamanti e il Western United, un successo che va oltre i numeri
Così, osservando in modo sterile i numeri, si potrebbe senz’altro affermare che la terza stagione in Australia sia stata la peggiore per Alessandro Diamanti: 10 presenze, 843 minuti giocati, nessun gol e un solo assist. Si potrebbe aggiungere anche che la vittoria del Western United FC sia arrivata senza il suo contributo, vista la lunga assenza protrattasi anche nei playoff decisivi.
Eppure, nei successi che sono arrivati contro i neozelandesi del Wellington Phoenix e poi ai danni di Melbourne Victory e Melbourne City in finale, club che avevano chiuso rispettivamente al 2° e al 1° posto la stagione regolare e che sembravano imbattibili, il contributo di Diamanti c’è stato, invisibile a molti ma certo non a club, compagni e gran parte dei tifosi.
In pochi infatti hanno avuto da ridire quando sabato 28 maggio, dopo la sofferta vittoria nella “Grand Final” contro il Melbourne City firmata da un autogol di Nuno Reis e una rete del bomber serbo-svizzero Prijovic, ad alzare il trofeo assegnato ai campioni d’Australia è stato chiamato proprio lui, Alessandro Diamanti. Fuori per infortunio da tre mesi, ma presenza costante per i compagni. Leader, ispiratore, trascinatore.
Un futuro ancora tutto da scrivere
Una bella soddisfazione per Alino. Che lo scorso 2 maggio ha compiuto 39 anni, ha il contratto in scadenza al prossimo 30 giugno e oggi inevitabilmente deve riflettere sul proprio futuro. Dovrà verificare se sarà ancora al centro del progetto, come è stato negli ultimi tre anni, e se il problema al ginocchio che lo ha frenato potrà essere superato in tempi brevi, permettendogli di tornare in campo al 100%.
In attesa di scoprire cosa gli riserva il futuro, Alino si gode un presente da Re (calcistico) d’Australia. Un ruolo che si è guadagnato in tre anni conquistando pubblico e critica con classe, personalità, l’entusiasmo di un ragazzino, il desiderio di contribuire concretamente alla crescita di un intero movimento e magie da lasciare a bocca aperta, come la traversa colpita da centrocampo contro il Sidney FC.
Una cosa è certa: in un calcio sempre più distante dalla realtà, con stelle super pagate e investimenti miliardari, storie come quella di Diamanti riconciliano con lo spirito di questo sport, che nonostante tutte le storture resterà sempre, di fondo, quello che ognuno di noi ha praticato da ragazzino. E della cui essenza ci siamo ricordati grazie alla passione di un talento come Alino.